Imposta di bollo sui prodotti finanziari
CONSULENZA TRIBUTARIA, SOCIETARIA E DEL LAVORO

Imposta di bollo sui prodotti finanziari

27 DIC 2012
Con il nuovo anno entrerà a regime l'imposta di bollo sul conto titoli, ora denominata sui prodotti finanziari. L'imposta affiancherà quelle sui conti correnti, già rivisitata dal legislatore nel 2012. Mentre dal 1° marzo ci sarà il debutto della nuovissima tassa sulle transazioni finanziarie. Si tratta di tre imposte che hanno due comuni denominatori, in tutti i casi il meccanismo impositivo è quello del bollo. L'obbligo impositivo è connesso poi a rapporti di natura finanziaria con banche o poste. Le tariffe e la base imponibile sono invece completamente diverse. Il risparmiatore italiano potrebbe essere tranquillamente assoggettato a tutte e tre le imposte. I meccanismi elusivi, poi, sono praticamente annullati. Il fisco fra rilevanza dei saldi in tutti il periodo di riferimento, introduzione di analoghe imposte su attività estere e tassazione delle attività più che delle persone ha praticamente azzerato qualsiasi manovra che dribbla le tasse. Perfino chi riduce a zero il conto prima che scatti l'imposta sarà colpito dai diversi balzelli. La novità per il 2013. Arriverà il nuovo bollo titoli pari allo 0,15% per portafogli con un valore sopra 22.800 euro, al di sotto si pagheranno 34,20 euro, (nel 2012 l'imposta era pari allo 0,10%, con un minimo sempre a 34,20 e un massimo di 1.200 euro). Per il bollo sul conto corrente con il 2013 non cambierà nulla: sarà pari a 34,20 euro per giacenze sul conto sopra i 5 mila euro. Proprio l'introduzione di una giacenza è stata la novità introdotta dal 2012, l'onere impositivo per le persone fisiche è rimasto invece invariato. Un altro debutto per il 2013 sarà, come detto, la tassa sulle transazioni finanziarie. L'aliquota sarà pari allo 0,12% (0,10% dal 2014) sulle compravendite di titoli azionari italiani e verrà pagata solo dal compratore. Colpiti anche prodotti come i derivati ma con tariffa fissa. Quanto si paga. È opportuno partire chiarendo che una cosa è il bollo sui conti correnti e altro è quello sul conto titoli. La confusione nasce da un onere impositivo fisso presente in entrambe le imposte pari a 34,20 euro su base annuale. Nella struttura del bollo sul conto corrente i 34,20 euro si pagano a prescindere dall'ammontare depositato sopra 5 mila euro di giacenza. L'imposta ha quindi una tariffa fissa. Nell'imposta di bollo sul conto titoli invece i 34,20 euro sono il minimo da pagare per i portafogli finanziari inferiori a 22.800 euro, al di sopra di questa soglia opera una tariffa variabile pari allo 0,15% del valore delle consistenze finanziarie. Su cosa si paga. Ad ogni modo tornando al conto corrente si è detto di un prelievo di 34,20 euro sopra i 5 mila euro di giacenza. Con riferimento alla base imponibile i dubbi che possono sorgere sono relativi a quei conti che nel corso dell'anno oscillano sopra e sotto la soglia di riferimento. Nell'applicazione dell'imposta per il fisco sono due le cose da considerare: il periodi di rendicontazione e i saldi medi giornalieri. Quanto al primo aspetto l'imposta scatta quando viene inviato al cliente l'estratto conto. Le banche generalmente optano per una rendicontazione mensile o trimestrale. L'onere impositivo (34,20 euro) andrà quindi ripartito per 12 o per 4. Se nel corso del periodo di rendicontazione la giacenza scendesse al di sotto dei 5 mila euro per qualche giorno, il prelievo verrà ridotto proporzionalmente. Un esempio chiarirà meglio l'applicazione dell'imposta. Il contribuente Mario Rossi ha un conto con 6 mila euro i primi tre giorni dell'anno, poi fino al 31 marzo la liquidità scende a 4 mila euro. La banca opta per una rendincontazione trimestrale. Il bollo sarà pari a 1,14 euro, 34,20 diviso 90 giorni del trimestre e moltiplicato i tre giorni in cui il saldo è stato superiore alla soglia. Chi ritirasse tutte le somme poco prima del periodo di rendicontazione quindi non riuscirebbe a sottrarsi al fisco, visto che non conta la «fotografia» alla fine del periodo di rendicontazione ma la dinamica del conto fino all'invio del suo estratto. È inutile chiedere alla propria banca di non inviare l'estratto conto per evitare di pagare il balzello. Le banche sono tenute per legge all'invio di questo genere di comunicazione come forma di trasparenza nei confronti dei clienti. In ogni caso l'invio è presunto almeno una volta l'anno. L'invio via mail ovviamente ha lo stesso valore di quello cartaceo. Nulla è anche la manovra di spacchettamento dei conti presso la stessa banca, per cui se il conto con 6 mila euro si trasforma in due rapporti da 3 mila, l'imposta si paga ugualmente. Le cose potrebbero cambiare invece se i conti sono aperti presso due banche diverse, giacché un intermediario non è tenuto a conoscere le giacenze presso gli altri istituti. Sempre con riferimento a due conti, il saldo negativo di uno di loro per il fisco vale zero. Per cui se sul conto è rosso per 3 mila euro e un altro è positivo per 6 mila il bollo sarà sempre pari a 34,20 euro. Non conta la media della liquidità sui rapporti per cui 6.000-3000=3.000 (un valore sotto la giacenza media). Sui conti deposito il fisco pretende un bollo più pesante allineato a quello titoli 0,15% sulle giacenze superiori ai 22.800 euro. Sotto questa soglia invece si pagano 34,20 euro.
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