TASSA FISSA PER I TRASFERIMENTI IN TRUST
09 FEB 2018
Con la sentenza n. 975 del 2018, la Corte di Cassazione, conferma l’orientamento secondo cui per i trasferimenti di beni in trust la tassazione è fissa e non proporzionale.
La sentenza emessa dalla Ctr di Latina, avverso la quale era stato proposto ricorso, aveva ritenuto applicabile l’imposta di registro del 3% all’atto di trasferimento di immobili (anno 2003) fra i trustees di due diversi trust, compiuto in attuazione dello scopo del primo trust.
La motivazione di tale decisione derivava dal fatto che secondo la Ctr, si era in presenza di “un atto di trasferimento di proprietà non sottoposto ad alcun obbligo di amministrazione, corretta gestione e restituzione in un tempo prefissato” e, pertanto, doveva trovare applicazione l’art. 9 della tariffa Dpr n.131/86.
A parere della Suprema Corte, invece, il citato articolo può applicarsi solo agli atti a titolo oneroso e dunque a contenuto patrimoniale, mentre nel caso di specie il trasferimento è avvenuto a titolo gratuito, non essendovi alcun corrispettivo e tenuto conto, che la volontà del disponente non è quella di arricchire il trustee, quanto piuttosto quella per cui quest’ultimo gestisca i beni in favore dei beneficiari, segregandoli per la realizzazione dello scopo indicato nell’atto istitutivo del trust.
Dovendosi ritenere l’intestazione dei beni al trustee, solo momentanea, la tassazione deve essere così rinviata al momento dell’attribuzione finale dei beni a beneficiari, essendo questo il momento in cui il trasferimento costituirà indice della capacità contributiva.
La Corte affronta anche il tema delle imposte ipotecarie ribadendo l’assoggettamento a tassa fissa perché seppur l’atto di trasferimento in trust è soggetto a trascrizione, non è produttivo di trasferimento in senso proprio.
sentenza-trust-975-2018.pdf
La sentenza emessa dalla Ctr di Latina, avverso la quale era stato proposto ricorso, aveva ritenuto applicabile l’imposta di registro del 3% all’atto di trasferimento di immobili (anno 2003) fra i trustees di due diversi trust, compiuto in attuazione dello scopo del primo trust.
La motivazione di tale decisione derivava dal fatto che secondo la Ctr, si era in presenza di “un atto di trasferimento di proprietà non sottoposto ad alcun obbligo di amministrazione, corretta gestione e restituzione in un tempo prefissato” e, pertanto, doveva trovare applicazione l’art. 9 della tariffa Dpr n.131/86.
A parere della Suprema Corte, invece, il citato articolo può applicarsi solo agli atti a titolo oneroso e dunque a contenuto patrimoniale, mentre nel caso di specie il trasferimento è avvenuto a titolo gratuito, non essendovi alcun corrispettivo e tenuto conto, che la volontà del disponente non è quella di arricchire il trustee, quanto piuttosto quella per cui quest’ultimo gestisca i beni in favore dei beneficiari, segregandoli per la realizzazione dello scopo indicato nell’atto istitutivo del trust.
Dovendosi ritenere l’intestazione dei beni al trustee, solo momentanea, la tassazione deve essere così rinviata al momento dell’attribuzione finale dei beni a beneficiari, essendo questo il momento in cui il trasferimento costituirà indice della capacità contributiva.
La Corte affronta anche il tema delle imposte ipotecarie ribadendo l’assoggettamento a tassa fissa perché seppur l’atto di trasferimento in trust è soggetto a trascrizione, non è produttivo di trasferimento in senso proprio.
sentenza-trust-975-2018.pdf
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