E ci risiamo ... è stato nuovamente riaperto il termine per riversare il credito d'imposta relativo alle spese di Ricerca & Sviluppo, senza le famigerate sanzioni e interessi.
Il riversamento potrà essere effettuato in unica soluzione entro il 3/6/2025 o in tre rate di pari importo con scadenza 3/6/2025, 16/12/2025 e 16/12/2026.
I "fortunati" potranno beneficiare dell’esclusione di sanzioni e interessi ed anche della non punibilità per il delitto di indebita compensazione, beneficio spettante anche ai soggetti che non hanno impugnato gli atti di recupero divenuti quindi ormai definitivi.
L’adesione alla procedura di riversamento deve comportare però la rinuncia all’eventuale contenzioso pendente.
Sono invece escluse dal beneficio (com'è logico) le ipotesi indicate all’articolo 5, comma 8, del Dlgs 146/2021, in cui il credito «sia il risultato di condotte fraudolente, di fattispecie oggettivamente o soggettivamente simulate, di false rappresentazioni della realtà basate sull'utilizzo di documenti falsi o di fatture che documentano operazioni inesistenti».
La settima riapertura dei termini per il riversamento, segna il fallimento della politica attuata nell'ultimo decennio dai governi che in "malo modo" hanno tentato di risolvere la questione dei crediti d'imposta da R&S, giudicati dal braccio armato (l'Agenzia delle entrate) sempre inesistenti.
Non è così che si fa compliance, la storia ci ha insegnato (a quelli che l'hanno studiata), che non è il deterrente penale a scoraggiare condotte fraudolente e non tutti quelli che sbagliano lo fanno scientemente, ma soprattutto, non tutti gli imprenditori che hanno beneficiato del credito d'imposta sono delinquenti.
La giurisprudenza ha infatti accertato che nella maggior parte dei casi, non si tratta di crediti fraudolenti, ma di crediti che vengono disconosciuti in base a valutazioni (anche discutibili) meramente “qualitative”.
Una corretta qualificazione di tali crediti come “non spettanti”, da recuperare entro il termine ordinario di accertamento, (31/12 del quinto anno successivo all’utilizzo), avrebbe aggiunto un tocco di realtà alla vicenda ed evitato la solita imputazione ridicolizzante ai funzionari del Fisco.
Insomma, reiterare per la settima volta, una politica del riversamento risultata fallimentare negli ultimi sei interventi, non è la soluzione.
L'istituzione dell'albo dei certificatori, chiamati a valutare la genuinità dei progetti e quindi del credito, (distinguendo i buoni dai cattivi), sembrava l'inaugurazione di un nuovo corso ispirato a principi di correttezza e lealtà, ma la incompetente "manina" che troppo spesso interviene per tutelare le esigenze di cassa di uno stato senza fondo, ha nuovamente fatto naufragare anche le migliori aspettative.
Quella manina è quella che vorrebbe modificare i principi di irretroattività delle norme (Manuale di Frascati), è quella che vorrebbe spese certificate da brevetti anche quando il legislatore non l'ha previsto, che vorrebbe infondere (dall'alto) conoscenze tecniche ai funzionari dell'Agenzia delle entrate per lo più laureati in discpline giuridico economiche, che vorrebbe farci intendere che l'ex parere del Mise (oggi Mimit), è una merà facoltà dell'Ufficio, che non ci ha ancora spiegato (lo avrebbe dovuto scrivere) se la novità del progetto debba essere assoluta o relativa e soprattutto come si certificano e si imputano le spese di familiari e collaboratori che hanno partecipato al progetto (la norma non ha fornito indicazioni).
Caro Ministero, gli imprenditori seri forse non gradiscono di essere comunque e sempre considerati "poco di buono" e non si rivolgono ai Giudici per non restituire il credito d'imposta ricevuto, ma perchè cercano corretteza e lealtà che in una parola si chiama giustizia.
Le esigenze di cassa vengono dopo e la certezza del diritto che non è una chimera, ma un principio a cui anche Lei dovrebbe ispirarsi.