PER LA DEDUCIBILITA’ DELLE PERDITE SU CREDITI NON RILEVANO LE SCELTE DELL’IMPRENDITORE

10 MAG 2018

L’agenzia delle Entrate notificava a una s.r.l. un avviso di accertamento con il quale disconosceva la deduzione di una perdita su crediti. La contribuente impugnava l’atto impositivo e, sia la ctp che la ctr della Basilicata, riconoscevano la predetta perdita su un credito, in relazione al quale la contribuente aveva accettato a titolo transattivo una minore somma. L’Agenzia ricorreva in Cassazione denunciando la violazione dell’art. 66 co. 3 del D.p.r. 917/1986. La Corte con ordinanza n. 10643 del 2018 dichiarava il motivo infondato e affermava che “per la deducibilità delle perdite sui crediti, non è necessario che il contribuente fornisca la prova di essersi attivato per conseguire una dichiarazione giudiziale dell’insolvenza del debitore e quindi l’assoggettamento a procedura concorsuale”. Secondo il citato art. 66, infatti, è sufficiente che le perdite siano documentate in modo certo e preciso. I giudici, inoltre, ricordano “che la scelta imprenditoriale di transigere con un proprio cliente non rende indeducibile la perdita stessa, poiché il legislatore non ha posto alcun vincolo in relazione alla causa che l’ha determinata”. Nel caso di specie, la valutazione del giudice di merito era fondata su fatti oggettivi che giustificavano la scelta dell’imprenditore di accettare una somma inferiore rispetto al credito originario invece di proseguire nell’azione giudiziale. In questo modo la Suprema Corte esclude, giustamente, all’amministrazione la possibilità di estende il controllo sulle scelte imprenditoriali.

Cass.civ.10643/18.pdf

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