NON C'E' ABUSO DEL DIRITTO SE LA SAS E' TRASFORMATA IN SRL PER RIDURRE IL CARICO FISCALE
25 FEB 2020
Con la risposta ad interpello n. 503/19 l’Agenzia delle Entrate ha riconosciuto la non elusività della trasformazione di una s.a.s. in s.r.l. al fine di abbattere il carico fiscale di una plusvalenza immobiliare. In particolare nel caso di specie i soci della s.a.s, avendo raggiunto un’età avanzata volevano abbandonare definitivamente gli impegni lavorativi e la società nel frattempo aveva cessato la propria attività operativa rimanendo proprietaria di alcuni immobili locati a terzi. La s.a.s. raggiunto un accordo di vendita di un fabbricato, dalla quale sarebbe scaturita una rilevante plusvalenza, decideva unitamente ai soci di trasformare quest’ultima in una s.r.l. prima di procedere alla cessione. In questo modo la plusvalenza sarebbe stata assoggettata al minor carico fiscale delle società di capitali (ires 24% / irpef 43%). Secondo l’Agenzia il vantaggio fiscale ottenuto grazie al passaggio dal regime di Irpef progressiva a quello di Ires proporzionale non è indebito in quanto non vi è violazione di alcuna ratio legis impositiva riguardante le plusvalenze dei beni immobili. La base imponibile su cui calcolare l’imposta, infatti, non subisce variazioni. Nel caso esaminato, l'Amministrazione finanziaria riconosce correttamente l'insindacabilità della scelta del regime impositivo in quanto posta dall’ordinamento su un piano di pari dignità, garantendo la libertà del contribuente che al di la delle ragioni societarie, normalmente sottese alla trasformazione della società, basa la sua scelta essenzialmente sulla volontà di sfruttare un carico fiscale decisamente inferiore. Qualora, infatti, il percorso seguito dal contribuente non crea dei salti di imposta non sussiste la precondizione dell'abuso del diritto e l'operazione deve considerarsi legittima senza la necessità di indagare sugli ulteriori requisiti previsti dall'art. 10 bis della L. 212/2000.