LA MOTIVAZIONE DEVE SPIEGARE LE RAGIONI DELLA DECISIONE
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LA MOTIVAZIONE DEVE SPIEGARE LE RAGIONI DELLA DECISIONE

LA MOTIVAZIONE DEVE SPIEGARE LE RAGIONI DELLA DECISIONE

28 GEN 2018
Con l'ordinanza n. 30183/2017 la Corte di Cassazione è tornata ad affrontare il tema della motivazione apparente utilizzando come punto di partenza i precedenti orientamenti, secondo cui la sentenza è nulla "per error in procedendo" qualora essa benché graficamente esistente, non renda tuttavia percepibile il fondamento della decisione perché recante argomentazioni inidonee a far conoscere il ragionamento seguito dal giudice nella formazione del proprio convincimento.
Il ricorso esaminato dalla Corte era stato presentato da una srl avverso una sentenza della ctr del Lazio la quale aveva riconosciuto la legittimità di un avviso di liquidazione per imposta di registro, ipotecaria e catastale su atto di compravendita, ritenendo elusiva l'operazione di acquisto di un terreno edificabile da altra società. La ricorrente lamentava la nullità della sentenza per carenza di motivazione in quanto non vi era alcuna spiegazione in grado di giustificare l'accoglimento della tesi dell'ufficio e conseguentemente non permetteva un controllo sulla sua correttezza.
La Corte di Cassazione ha accolto l'eccezione sollevata dalla società acquirente, perché nonostante la puntuale ricostruzione dei fatti di causa, il giudice di secondo grado esprimendosi in questi termini:" l organo giudicante ritiene che le argomentazioni e le verifiche effettuate dall ufficio hanno sufficientemente dimostrato e accertato che solo una volontà elusiva poteva giustificare questo triplice passaggio di proprietà con finalità di non effettuare il pagamento della giusta percentuale dell'imposta di registro e iva" non ha dato, in realtà,  alcuna giustificazione delle ragioni della sua decisione. Ciò che la Corte ha voluto evidenziare nell'ordinanza in esame, è che il giudice nell'accogliere la tesi dell'ufficio avrebbe dovuto specificare quali erano le argomentazioni e le verifiche effettuate dall'amministrazione finanziaria e soprattutto in che modo queste avrebbero dimostrato l'effettiva sussistenza di un intento elusivo e la sua imputabilita alla società acquirente. L'assenza di qualunque riferimento agli elementi posti a fondamento della riqualificazione dell'atto e la mancata disamina di quelli ritenuti invece idonei a confutare la prova dell'intento elusivo dal giudice di primo grado, ha inevitabilmente comportato la nullità della sentenza per mancata motivazione.

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