ABUSO DEL DIRITTO: LECITA LA SCELTA PIU' CONVENIENTE
11 MAG 2018
La Corte di cassazione con la sentenza n. 11436 dell’11 maggio 2018, ha rigettato il ricorso dell'agenzia delle entrate, affermando che non è contestabile l’elusione se non c'è la prova del raggiro delle norme.
L’operazione contestata riguardava la svalutazione delle partecipazioni detenute dalla controllante, atto a cui faceva seguito la fusione per incorporazione.
In sostanza le perdite pregresse della controllante erano state riportate sulla operativa che produceva utili.
I Giudici hanno così ricordato alla agenzia che la scelta per l'operazione negoziale fiscalmente meno gravosa non è sufficiente a integrare una condotta elusiva, essendo necessario che il conseguimento di un indebito vantaggio fiscale, contrario allo scopo delle norme tributarie, costituisca la causa esclusiva della fattispecie negoziale.
Insomma, la scelta di un'operazione fiscalmente più conveniente non è di per se sufficiente a integrare una condotta elusiva, laddove sia lo stesso ordinamento tributario a prevedere tale facoltà, purchè essa, non si traduca in uso distorto dello strumento negoziale o in un comportamento anomalo rispetto alle ordinarie logiche d'impresa, posto in essere per realizzare non la causa concreta del negozio ma esclusivamente o essenzialmente il beneficio fiscale.
L'amministrazione avrebbe avuto inoltre l'onere di dimostrare sia del disegno elusivo che le modalità di manipolazione e di alterazione degli schemi negoziali classici, dalla stessa considerati come irragionevoli in una normale logica di mercato e perseguiti solo per giungere a quel risultato fiscale pertanto ritenuto indebito.
niente-elusione.pdf
L’operazione contestata riguardava la svalutazione delle partecipazioni detenute dalla controllante, atto a cui faceva seguito la fusione per incorporazione.
In sostanza le perdite pregresse della controllante erano state riportate sulla operativa che produceva utili.
I Giudici hanno così ricordato alla agenzia che la scelta per l'operazione negoziale fiscalmente meno gravosa non è sufficiente a integrare una condotta elusiva, essendo necessario che il conseguimento di un indebito vantaggio fiscale, contrario allo scopo delle norme tributarie, costituisca la causa esclusiva della fattispecie negoziale.
Insomma, la scelta di un'operazione fiscalmente più conveniente non è di per se sufficiente a integrare una condotta elusiva, laddove sia lo stesso ordinamento tributario a prevedere tale facoltà, purchè essa, non si traduca in uso distorto dello strumento negoziale o in un comportamento anomalo rispetto alle ordinarie logiche d'impresa, posto in essere per realizzare non la causa concreta del negozio ma esclusivamente o essenzialmente il beneficio fiscale.
L'amministrazione avrebbe avuto inoltre l'onere di dimostrare sia del disegno elusivo che le modalità di manipolazione e di alterazione degli schemi negoziali classici, dalla stessa considerati come irragionevoli in una normale logica di mercato e perseguiti solo per giungere a quel risultato fiscale pertanto ritenuto indebito.
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